«La Medicina dell’Arte della performance e dello Spettacolo è una branca della Medicina (in Italia, orfana di una Scuola di specializzazione specifica) che rappresenta un àmbito multidisciplinare che non riguarda soltanto i medici ma anche molte altre figure e competenze, quali le psicologiche e le umanistico-filosofiche. In collaborazione con chi vive l’Arte in prima persona (attori, ballerini, buskers, cantanti, circensi, direttori, doppiatori, ingegneri, maestranze, musicisti, registi etc.), essa punta al raggiungimento di gesti artistici atletici e ultra-precisi ma anche all’estremo rispetto della fisiologia che a essi sottostà. Si occupa, così, di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione delle malattie dei professionisti del mondo dello spettacolo nelle sedi didattiche, in ambulatorio e in teatro. La Medicina dell’Arte, è, quindi, per certi versi, affine a quella dello Sport abbracciando altresì molte competenze della Medicina del lavoro. Da entrambe, però, è, nello stesso momento, molto differente; dire e pensare che sia soltanto la Medicina finalizzata alla cura delle patologie professionali e generiche degli artisti è, infatti, limitante perché non dovrebbe trattarsi solamente di “Medicina per gli artisti”. Il suo fine dovrebbe essere di prendersi cura dell’Arte stessa. Sorge un quesito lecito e intrigante: come si può contribuire a rendere l’Arte sempre più sana senza depauperarla del suo intimo essere Arte? Questa è la sfida; questa è la difficoltà! Ecco perché servono Medici artisti e umanisti per prendersi cura davvero dell’Arte e degli Artisti!»
Cfr. Alfonso Gianluca Gucciardo in “Voce e Sessualità” (Omega, Torino 2007, 164; modif.), in “Silenzio e Voce” (Qanat, Palermo 2016, 161–162; modif.) e in www.ceimars.it