Com­pi­to del medico è anche far sì che del­l’arte ci si nutra e si goda e mag­a­ri anche che in essa ci si rifu­gi ma non che la si uti­lizzi per non vivere la vita reale, per chi­ud­er­si in una coraz­za che fal­sa­mente pos­sa pro­teggere dal­l’in­sod­dis­fazione del giorno e dal­la pau­ra del­la notte cui potrebbe portare un ambi­ente sfa­vorev­ole per­ché non accettante/accogliente. Bisogna piut­tosto recu­per­are il sen­so vero (se mai ne esista soltan­to uno e, per di più, “vero”) del­l’arte come ludus, come medi­atrice di con­flit­ti e come metafo­ra di una vita altra non in sen­so sos­ti­tu­ti­vo ma inte­gra­ti­vo. Se è vero, però, che l’artista, di fat­to, è più a ris­chio di iso­la­men­to e di stanchez­za (anche emo­ti­vo-psichi­ca)1 riper­cuo­ten­tisi sul suo ses­suale, è pur vero che arte e dis­tur­bo del­la ses­su­al­ità non sono nec­es­sari­a­mente associati/bili.

1 A dif­feren­za che non nel­la popo­lazione dis­fon­i­ca comune, tra gli artisti è ques­ta stanchez­za (del fisi­co ma anche delle emozioni e del­l’in­tero sis­tema psi­coneu­ro-endocrino-immu­ni­tario) la causa più fre­quente di diver­si prob­le­mi vocali ed extrav­o­cali [che, in genere, han­no gen­e­si mista: esauri­men­to fisi­co (→ inde­boli­men­to d’organo) + esauri­men­to psichico (→ devianze varie: dis­tur­bi ali­men­ta­ri, dipen­den­ze, promis­cuità etc)]. Può anche derivarne l’ab­bas­sa­men­to del­la soglia di atten­zione e di auto­con­trol­lo che, non di rado, se non è ben gesti­to dal clin­i­co, moti­va il fallimento/trauma del set­ting. I mec­ca­n­is­mi con cui si ingener­a­no questi fenomeni di esauri­men­to sono legati a svari­ate pos­si­bili cause (cfr. M. E. BERIOLI, 2000 e A. G. GUCCIARDO, 2005a, 2005b e 2009b): tournées con­tin­ue, man­can­za di sos­ti­tu­ti, ali­men­tazione dis­or­di­na­ta e final­iz­za­ta al solo nutri­men­to più che al godi­men­to emo­ti­vo-psichico e alla social­iz­zazione, uso di far­ma­ci leciti o meno, lon­tanan­za dagli affet­ti parentali e ami­cali, hand­i­caps effet­ti­va­mente lim­i­tan­ti ovvero non com­pre­si e agevolati dal­la soci­età e dal­l’am­bi­ente lavo­ra­ti­vo etc.

(estrat­to da: A. G. Guc­cia­r­do, Toc­care e Con­tattare in Med­i­c­i­na del­la voce, Corti­na, Tori­no 2010)