Turbe dell’equilibrio, Rapporti sessuali & Voce? Un mio articoletto del 2005
cfr.: Gucciardo AG, Un caso particolare di turbe dell’equilibrio. L’importanza dello studio anamnestico completo (anche in Medicina dell’arte), in: MEDARTES. Medicina per gli Artisti, online 2005
cfr. anche: Gucciardo AG, Disodie sesso-correlate? Un contributo alla medicina dell’arte, in: FUSSI F. (ed.), La voce del cantante – III volume, Omega Edizioni, Torino 2005, 337–342
Alfonso Gianluca Gucciardo, MD
La signora T. M., mezzosoprano di anni 39, residente in Sicilia, ci è stata affidata dai Colleghi di un Ospedale, che l’avevano già in cura da mesi per persistenti fenomeni di vertigine oggettiva che la costringevano a sospendere l’attività canora e a passare diverse ore in posizione clinostatica ritenendosi a rischio di pericolose cadute, di fatto però mai avvenute.
Dopo vari trattamenti farmacologici risultati inefficaci, si era sottoposta a studi radiodiagnostici dell’encefalo, a EMG dei muscoli e a indagini specifiche per la funzionalità tiroidea. Tutti gli esami erano stati refertati negativi per patologia. Infine, instaurava una relazione di alleanza terapeutica con Noi, visto il sospetto di patologia da causa professionale.
Distimica a componente ansioso-depressiva, con modesta disfonia psicogena, non sembrava, comunque, lamentare vertigini oggettive ma turbe dell’equilibrio, tra l’altro formalizzate in maniera sempre diversa. Dalla presa in carico, si (ri)sottoponeva, su sua precisa richiesta e decisione (non sempre da Noi condivisa), a varie indagini di branca otorinolaringojatrica, neuroradiologica, cardiovascolare e maxillo-facciale, tutte, come anche gli esami bioumorali, risultanti nella norma, tranne per modesta linfocitopenia e aumento significativo della CPKemia.
Alla luce di tutte le indagini clinico-strumentali eseguite, rimanendo diverse perplessità, si è ritenuto urgente e necessario approfondire il colloquio anamnestico, cosa tra l’altro desiderata dalla stessa paziente che, si precisa, in tutto questo periodo di tempo non ha lamentato vertigini o turbe dell’equilibrio, se non saltuariamente. Serenamente si è addentrata nel suo passato, senza apparente controllo previo del discorso. Tra l’altro, ha iniziato a ricordare che fin da bambina accusava spossatezza, sempre misdiagnosticata. Senza far trapelare dichiarati interessi jatrotropi, con il colloquio si è esclusa una patologia psicologica/psichiatrica e si è ritenuto che il problema potesse essere risolto chiarendo le ragioni dell’aumento del CPK, lo studio del quale ci è sembrato meritevole di approfondimento.
La signora, però, non ha dato il consenso, esprimendo piuttosto il desiderio di una, quanto mai inaspettata, ripresa del colloquio. Ha riferito di non essere mai riuscita ad avere una partecipazione orgasmica “vera” durante i rapporti genitali, per l’insorgenza di dolore “interno” (sic). Non riusciva a capirne le ragioni ed escludeva comunque una qualsiasi interferenza esterna al problema. Abbiamo allora investigato sugli aspetti del rapporto sessuale e genitale sia di lei sia del partner, chiedendo informazioni andrologiche anche apparentemente banali circa questo e informazioni ginecologiche riguardanti lei.
Una domanda mirata ci ha, infine, permesso di chiarire non solo i problemi intracoitali effettivi, che non eravamo ancora riusciti a far riferire, ma anche qualche indirizzo diagnostico in riferimento al problema delle turbe dell’equilibrio, motivo di sofferenza e di ricoveri. Il dolore interveniva non durante la penetrazione o all’inizio della spinta maschile, ma quando questa aumentava. Esso era gravativo, mai urente, contestuale a senso di “cedimento” delle strutture interne. Il suo ginecologo di fiducia aveva, però, escluso un prolasso uterino.
La diagnosi ci è sembrata quasi fatta: diminuzione della soglia di faticabilità muscolare, tra l’altro obiettivamente riscontrabile e sospettabile studiando la creatinfosfochinasi, enzima di funzionalità muscolare. La cantante si è, così, infine, sottoposta a visita neurologica approfondita presso un famoso Centro di studio delle malattie neurometaboliche dove veniva data comunicazione della diagnosi: iper-CPKemia da glicogenosi V, per fortuna presente solo in modalità blanda nel figlioletto, che l’équipe neurologica ha chiesto e ottenuto di esaminare.
Il caso clinico riportato permette di fare alcune considerazioni circa la necessità, nell’esercizio della Medicina in generale e, nello specifico, della Medicina dell’arte, di un ottimo colloquio anamnestico, che rifugga dall’essere veloce e dal trascurare alcuni aspetti della vita fisica e metafisica dell’utente o del paziente che si ha in cura.
Tra questi, il vissuto sessuale e genitale ha un impatto importante con la patologia organica degli artisti. Spesso, è il timore di entrare in una sfera segreta del vissuto dell’utente-paziente ad impedire di approfondire la diagnosi, trascurando il colloquio sessuologico, anche solo basale. Eppure, nel caso trattato, la cantante non aspettava che questa conversazione. Urge però che il Medico, e i Sanitarî in generale, sia formato al colloquio sessuologico a cominciare dagli anni dell’Università, snellendo l’idea sempre più diffusa secondo cui il rispetto della privacy impone di by-passare l’ambito della sessualità. Prima ancora, è necessario “investire in anamnesi”.
“Spendere” tempo ad ascoltare il paziente non è mai “perdere” tempo, specialmente se si orienta il colloquio dove può portare frutti più abbondanti.