Ecco come poe­sia, prosa e fisiopa­tolo­gia pos­sono anco­ra una vol­ta incon­trar­si!  Buona voce a tutti 


Le corde vocali si com­por­tano come due innamorati che non pos­sono non toc­car­si e coc­co­lar­si con­tin­u­a­mente. Se qual­cosa di pato­logi­co organ­i­co o dis­fun­zionale (per esem­pio, il tan­to fre­quente dis­ac­cor­do pneu­mo­fona­to­rio o la timidez­za estrema o la voco­pa­tia da dis­a­gio ses­su­al-gen­i­tale etc) lo vieta loro, esse, come Giuli­et­ta e Romeo, fan­no di tut­to per toc­car­si in atti teneri ma spes­so veloci o in altri ener­gi­ci abu­sivi e pericolosi.

Così avviene nel can­to: la vibrazione cordale può super­are i 400 Hz e i 90 dB (fino alla cosid­det­ta “soglia del dolore”) e il con­tat­to glot­ti­co essere veloce e speci­fi­co in pun­ti selet­tivi del bor­do libero delle corde.

Se non riescono a toc­car­si, per far­lo si sforzano fino a for­mare ogni pos­si­bile estrof­les­sione che fun­ga da ponte comu­nica­ti­vo tra loro. Fuori di metafo­ra, se le corde non si lam­bis­cono affat­to o se lo fan­no poco, trop­po e male, si for­mano lesioni in plus (noduli, polipi, ede­mi etc) che, benché di natu­ra pato­log­i­ca, forse “ser­vono” a garan­tire un con­tat­to addut­to­rio anche pun­tiforme (come una carez­za veloce) “utile” alla fon­azione (ma non a quel can­to che richiede il pulito).


Estratto da: ALFONSO GIANLUCA GUCCIARDO, Curare l’Arte, il Corpo e la Voce, Qanat, Palermo 2017, 22
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Immagine: “Romeo and Juliet” by Frank Dicksee