Gridare fa bene o fa male? Cerchiamo di rispondere in due parole?
È una domanda che prima o poi a un medico della voce (sia esso otorino, foniatra o medico dell’arte dello spettacolo) verrà fatta. Talora essa lo metterà anche in crisi. In effetti, verrebbe spontaneo rispondere che gridare faccia sempre male. Invero, non è così o, meglio, la verità è che gridare bene può anche non creare patologie alle corde vocali e al corpo (almeno di chi emette i suoni gridati). I bimbi piccoli ci sono da testimoni e maestri. In medio stat virtus? Forse non è detto. Probabilmente, infatti, non è questione di volumi ma di modalità di emissione del grido la qual cosa ben è nota ai professionisti dello spettacolo (attori, cantattori etc); saper gridare bene serve loro a rispondere a esigenze (non solamente) registiche specifiche senza procurarsi malattie fonotraumatiche.
I maestri di arti della voce e i logopedisti – almeno quelli con esperienza e formazione nella branca dell’Otorinolaringojatria che negli ultimi anni si ama chiamare “Vocologia” – sanno come insegnare (o come far ri-scoprire) a chiunque in qual modo sfruttare al meglio le tecniche di grido salutari e non le dannose per se stessi e per quanti subiscono il grido con tutte le sue implicazioni almeno internistiche, otorinolaringologiche, psicologiche e sessuologiche.
In ogni caso e in linea generale, gridare può – in molte più circostanze di quelle che si possano immaginare – anche fare bene, per esempio almeno perché fa scaricare tensioni negative (sia le muscolari sia le psichiche) accumulate per ore o giorni.
Estratto dal libro: Alfonso Gianluca Gucciardo, Curare l'Arte, il Corpo e la Voce, Qanat, Palermo 2017, 38 (modif.)