l’abisso del rischio

«Chi non pas­sa attra­ver­so il fil­tro del­l’alea, il setac­cio del dub­bio, l’abis­so del ris­chio, chi non nav­i­ga al con­fine tra fol­lia e razionale, chi non accetta di essere con­tin­u­a­mente sul bor­do tra pre­cip­izio e roc­cia, chi non sente pres­sante il richi­amo del κίνδυνος (‘peri­co­lo’), del θάνατος (‘morte’) e del βίος (‘vita’) in ogni voce, del­l’anos­sia e del respiro, del vagin­is­mo e del­l’aper­tu­ra, del sadis­mo e del masochis­mo e del sangue in ogni voce, chi non fa sua la fero­cia e insieme la tenerez­za del­l’aper­tu­ra orale in ogni ten­ta­ti­vo di far­si, dirsi e dar­si oppure negar­si di ogni voce, nul­la potrà fare per ajutare il cliente/paziente voco­pati­co per­ché mor­to la morte lo tro­verà quan­do maturi saran­no il tem­po e l’o­ra1.

Nos­tro è il com­pi­to di tenere vivi i pazi­en­ti che per­dono fidu­cia nel­la vita presto se smar­riscono la voce. Ciò vale a ogni età, soprat­tut­to se è mezzo/veicolo produttivo/relazionale o stru­men­to di dif­fu­sione del­la pro­pria arte e del pro­prio credo/tutto».

1 La nos­tra richia­ma una frase del March­esi: «l’im­por­tante è che la morte ci tro­vi vivi». Cfr. Mar­cel­lo March­esi, Il mal­lop­po, Bom­piani, Milano 1971 e anche: Umber­to Eco, in: Nes­suno è ateo in trincea, Espresso.it, 17 aprile 2012.


[ Estrat­to da: ALFONSO GIANLUCA GUCCIARDO, Trattare voci e per­sone. Suc­ces­si e insuc­ces­si, ferite e fer­i­to­je in Med­i­c­i­na del­lo Spet­ta­co­lo, in Foni­a­tria e in Fonope­dìa, Qanat, Paler­mo 2019, 92 (modif.) ]. ISBN: 9788831903196